Mercoledì 07 ottobre 2020, presso Villa Savardo a Breganze (VI) noi operatori volontari del Servizio Civile Universale (Sonia, Samuele, Ilaria, Maria, Petra, Valentina e Elisa) abbiamo partecipato al secondo incontro di partenariato con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (LUA) presentato da Elena Dal Ben, esperta referente sul territorio della LUA che da oltre 10 anni pratica la metodologia dell’Autobiografia.
Il laboratorio a cui abbiamo partecipato fa riferimento al progetto avviato il 24 marzo scorso dalla LUA, dal titolo “SCRIVERE DI SÉ AI TEMPI DEL CORONAVIRUS (#CARALUATISCRIVO): A CHE PUNTO SIAMO”. Questo progetto raccoglie lettere, pensieri, post e fotografie che raccontano come bambini, ragazzi, adulti ed azioni stanno vivendo questa emergenza. Questa iniziativa vuole essere sia un modo per esprimere vicinanza a coloro che possono aver perso il punto di riferimento in questo periodo e sia uno strumento per incrementare la fiducia e la resilienza. Si propone così di lasciar traccia di cose accadute dentro se stessi.
Il laboratorio a cui abbiamo partecipato è stato caratterizzato da vari momenti di scrittura seguiti dalla libera condivisone in gruppo dei propri elaborati. La prima attività proposta dall’esperta è stata quella di scrivere una lettera al Covid ringraziandolo per quello che di positivo aveva portato nelle nostre vite (“Caro Covid, grazie a te…”). La seconda attività presentata è stata invece quella di scrivere in merito ad uno sguardo indimenticabile rimasto impresso in questo periodo in cui solo gli occhi sono visibili all’altro a causa delle mascherine.
Ciascuno degli elaborati hanno rappresentato un insieme di interi universi di vita quotidiana fortemente influenzati dall’emergenza in atto, con tutte le costrizioni ed i limiti che impone, ma anche con tutte le speranze, le emozioni e i desideri che suscita.
Questa esperienza, ancora una volta, ci ha permesso di comprendere il valore culturale e umano della scrittura autobiografica come la possibilità di far memoria dei propri vissuti, che essendo spesso dolorosi, non hanno avuto la forza di diventare parole, lacrime, ma sono rimaste prigioniere del silenzio. Quindi la scrittura come generatività costituisce un importante strumento, poiché permette una reinterpretazione e una rielaborazione dei dati, giungendo infine ad una nuova conoscenza. Conoscere e riconoscere, cioè rielaborare, reinterpretare, permettere la realizzazione di questo processo generativo, che balza sì in avanti, ma attinge in continue esperienze passate.
Sonia Callipari