“Ti servo?”
Questo titolo accattivante, quasi provocatorio in un tempo dove la tendenza è di vivere il tempo delle proprie vacanze serviti da altri, ha attirato una decina di giovani, provenienti da varie parti d’Italia e del mondo, a mettersi in gioco per vivere con alcune di noi suore Orsoline, quattro giorni di servizio e condivisione.
Al mattino la sveglia suonava presto per permetterci di iniziare la giornata con un momento di preghiera, prima di vivere il tempo del servizio a fianco delle persone che abitano Villa Savardo!
In questi giorni, infatti, abbiamo voluto non solo metterci in ascolto della Parola del Signore, ma anche provare a tradurla in un concreto che per noi non è ordinario ma straordinario, perché, più o meno lontani da casa, siamo stati chiamati a donare tempo ed energia per compiti diversi da quelli che facciamo abitualmente, e che ci hanno permesso di capire l’importanza del lavoro, della condivisione e della gratuità.
Tra chiacchiere, risate e … un po’ di sudore … abbiamo ripulito il parco, sistemato le aiuole, ridipinto alcune panche, giocato con i bimbi, insegnato italiano alle mamme, cucinato ottimi piatti in compagnia delle signore e delle ragazze e soprattutto abbiamo imparato il valore dello stare insieme nel rispetto delle diversità e delle fragilità di ciascuno.
Nel pomeriggio, dopo un buon pranzo accompagnato dall’ottimo vino di Breganze (!) c’erano spazi di riposo, di silenzio, di ascolto, ma anche di dialogo, riflessione e condivisione sulla scia dei tre verbi che hanno accompagnato il nostro anno di centenario: correre, rispondere, amare; a questo proposito sono state molto importanti le due testimonianze di vita.
La prima è stata quella di sr. Annarosa che con grande emozione, sincerità e generosità ci ha molto coinvolti nel raccontarci la sua storia fatta di gioie e molte fatiche e ci ha portati a riflettere sul suo nuovo modo di «correre» per annunciare una risurrezione possibile per tutti.
Marco e Jessica, poi, nel loro essere coppia di giovani sposi (in attesa di un bebè!) si sono aperti confidenzialmente nel raccontarci il loro «amare» aiutandoci a togliere quel velo di idealità che a volte ricopre il matrimonio per riportarci con i piedi per terra, e riscoprire la bellezza e la preziosità dei piccoli gesti di attenzione all’altro nel quotidiano.
Un altro bel momento, sicuramente indimenticabile, è stata la cena di venerdì dove con semplicità abbiamo mangiato insieme a tutti gli ospiti e alle educatrici, in fraternità, cercando di coinvolgere l’altro per trasformare la serata in una bella festa con canti, musica, ritmo e danze!
Il campo si è concluso domenica in casa madre, dove abbiamo affidato a Madre Giovanna il nostro cammino, certi che la sua intercessione ci aiuterà a correre, rispondere e amare con Verità.
Questi giorni sono passati in fretta, ma l’intensità con cui sono stati vissuti da parte di tutti ha fatto sì che ciascuno abbia trasformato questa piccola esperienza in una «perla», da unire a tutte le altre perle-esperienze che ha già vissuto e che vivrà, cercando costruire la propria collana usando come «filo che unisce» colui che è Amore e che ci chiede di corrispondergli ogni giorno nella gratuità del servizio.